martedì 17 marzo 2009

Eppur mi manca!


Io quello lì faccio fatica a digerirlo. Lo trovo antipatico, finto e pure un pò cafone. Quando lo vedo al tg cambio canale, quando lo sento parlare mi vergogno. E' proprio lo stereotipo della pizza e mandolino, un concentrato di senso comune all'italiana che mi fa rimpiangere il buon AMETRANO (che pure era dovuto partire per la Germania). Ma forse è propio per questo che piace tanto agli altri, perché fa sentire l'ultimo degli scemi un gran figo; perché se ce l'ha fatta lui, perché non io?


Eh si, un messia per QUELLI CHE... ViVERE NEGLI ANNI '80 ERA MEGLIO.


Quando sfoglio i suoi giornali mi viene la pelle d'oca. Intere foreste distrutte per mandare in edicola le storie ridicole ed inventate dei personaggi della De Filippi.


Come lui mi stanno sulle balle quelli che credono alle sue frottole, gente che non ama mettere in discussione nulla. BUONA LA PRIMA! Oddio, non è che non li sopporti, ma cerco di starne alla larga per non offenderli: posso tollerare tutto, ma non l'incapacità di far leva sul buon senso.


A volte mi sento come una scimmietta nel paese delle banane, solo che io mangio kiwi. A volte vorrei cancellare quelle espressioni saccenti dalle facce dei promotori finanziari della sua banca.


Eppure............


Quando sono lontana da casa, in un altro paese e accendo la tv.... BERLUSCONI MI MANCA!


Non capisco se sia colpa delle trasmissioni ridicole e pataccose della Rai o è il bisogno del seno materno. Intendiamoci, se mi avesse davvero allattato lui oggi non sarei qui a farmi tante domande, piuttosto avrei tra le mani una noce di cocco e starei facendo la "lonza" di mare sulle spiagge de LoS RoqueS, dilapidando tuttttttto il patrimonio di mammà. Eppure quello lì mi ha tirato su: con i cartoon tristi e deprimenti, dove alla fine tutti RESTANO POVERI MA FELICI, con i serial americani a colori (che le famiglie avevano i genitori divorziati e risposati e ri-divorziati), con gli spot pubblicitari alla CIRI PIRI PI, la macchina che torna a casa della Barilla (nananà nanà nanà, nananà nanà nanà, na nanà nanananà na nanà na na na).




lunedì 9 marzo 2009

Le posate d'argento


La ricordo come fosse ieri. Una giornata di finta primavera, di quelle con sole e vento che ti costringono a tener su il maglione di lana. Ero iscritta al secondo anno di Scienze della Comunicazione e seguivo il corso di comunicazione pubblica nell'aula magna di Economia. A lezione eravamo sempre in tanti, una specie di "comune" piuttosto insolita per il piccolo e organizzato ateneo perugino.

Il prof Mancini entrando in aula chiese cosa ne pensassimo del fatto del giorno: se non ricodo male Berlusconi aveva appena emesso il suo editto Bulgaro. Il ronzio delle mosche in aula smascherò la triste verità: nessuno aveva letto il giornale (che per dei futuri "scienzati della comunicazione" suona come una bestemmia in Duomo). Da allora il prof decise di interrogare sul quotidiano.
Una mattina, per non fare una figura meschina, comprai la mia bella copia del Corriere della Sera, decisa a leggerla TUTTA tutta, senza saltare gli articoli noiosi (com'era invece mia abitudine). Un paio di ore dopo arrivai alla mitica posta di Indro Montanelli. Lì un lettore racconatava il suo dubbio amletico: "Cosa ne sarà dei giornali ora che c'è internet?". Erano gli anni in cui i blog e facebook erano fantascienza, i giornali iniziavano a sperimentare la rete. Montanelli rispose più o meno così: "I giornali saranno come le posate d'argento". Quella frase non l'ho più dimenticata. Me ne innamorai per l'eleganza e la semplicità, ma più di ogni altra cosa mi era tuonata nel cervello come una premonizione nefasta. Come una di quelle nuvole che si intravedono all'orizzonte in una mattinata d'estate: si fa finta di non averla vista, ma si tiene sott'occhio perché, in fondo l'hai riconosciuta: è la sentinella, il primo vaggito di un acquazzone. 
Io coltivavo nel mio piccolo orto di gioventù il sogno di diventare una giornalista; era una passione romantica lontana dal "famo contento l'editore". 
Oggi leggo su Intenazionale un articolo "L'ultima copia" che: (...) se nei prossimi 3 mesi non verranno adottati provvedimenti drastici, il New York Times potrebbe non essere più pubblicato. Come lui tanti altri giornali.

NOOOOoo! E le redazioni, i caffé e le sigarette? Le dita che battono sulla tastiera e le stupidagini tra colleghi? Le parole che vanno e vengono, quelle che avresti voluto scrivere tu e quelle che vorresti rimangiarti? La forma, il contenuto? La notizia, raccolta e riorganizzata mentre immagini gli occhi del lettore rubarti le intenzioni? La notizia, rosolata, insaporita e servita al grafico, mentre cresce la paura di aver scritto qualche cazzata.

Oggi non faccio la giornalista come c'è scritto nel mio tesserino, ma porto come il ricordo in una redazione tutta speciale: un quotidiano italiano all'estero, che scriveva per gli italiani all'estero. 
Arrampicata su una salita di Guaicapuro Northe, ai piedi di quello che in molti consideravano IL PEGGIOR BARRIO DI CARACAS (ma questa è un'altra storia).

Erano strani giorni quelli: il tempo trascorreva lento, sospesa nel vuoto come Giovanni Drogo nel suo deserto dei tartari. Chiusa in quella specie di garage che puzzava di inchiostro e carta, tra il ruomore delle rotative e le copie ammucchiate, scrivevo le storie di un Italia che apparteneva ad un altro mondo: il Venezuela.

Ora mi tornano le parole di Montanelli, e sospiro. Pensavo sarebbe arrivato il nostro momento per metterlo su carta tutto l'inchiostro che avevo nel cuore, invece pare resterà un sogno romantico e demodé.  I giornali, nel bene e nel male, resteranno le mie preziose posate d'argento, e quegli articoli da me firmati- con gli errori, la punteggiatura distratta e qualche parola di troppo - un cimelio da mostrare ai nipotini.
Che poi, in fondo, anch'io vorrei diventare un pò come le posate d'argento: dopo aver giocato le mie carte, farmi da parte e saltar fuori nelle occasioni speciali. 
Dicono che il FUTURO sia dei GIOVANI, speriamo solo di non invecchiare troppo presto!

venerdì 6 marzo 2009

Quasi Quasi .... MI ISCRIVO AI TERRORISTI




Cosa si prova a vivere in un mondo che non ti vuole? Rabbia e... rabbia. Poi tutto si trasforma in un ghigno che tu chiami ottimismo. Ma a chi vuoi darla a bere, sei incazzato e non puoi prendertela con nessuno o rischi di fare la figura dello sfigato.
Eh si, perché in questo mondo marcio sembra che a tutti vada da dio. Ma è davvero così? Io mi rivolgo ai 30enni. Dove siete? Cosa fate? Avete trovato una ragion d'essere o vi siete dati al pilates?
A 30 anni Che Guevara diventava l'eroe della rivoluzione cubana e Gesù veniva battezzato. Entrambi sarebbero morti giovani ma vivendo una vita emozionante e pagine di storia. Io di anni ne ho 31 e da quando sono nata sono fuori dai giochi. Non so né come né quando è successo. Credevo di aver fatto tutto quanto era necessario per occupare quel posticino nelle liste dell'Inps, invece... Famiglia umile ed onesta. Padre: artigiano e faticatore. madre: che donna! carattere forte e forza di volontà, casalinga, coltivatrice, badante... Sorelle: belle ed oneste, impegnate e fedelissime, sposate con prole a seguito. IO: bambina energica, sportiva, comunicatrice. A scuola mai un problema. Università fuori sede, in una città fighissima, corso di Laurea innovativo, tesi brillante, futuro smagliante. Master allo IED, tirocinio MAE/CRUI all'estero. Intanto lavoro come cameriera, pr, assistente, giornalista, commerciale, sempre per mantenermi, sempre per non pesare alla famiglia. Finalmente l'iscrizione all'Albo dei Giornalisti professionisti.. ed ora?

Trentenni, la politica non ci vuole, l'economia nemmeno. Siamo vecchi per gli stage, giovani per il titolo di "senior". Le aziende non ci assumono, nei giornali siamo collaboratori esterni (precari). Non un politico che ci prenda per il culo dicendo "Bisogna fare qualcosa per sti caxxo di figli che abbiamo abbindolato con la storia dello STUDIA PER UN FUTURO MIGLIORE!". E che palle!

Non andiamo a votare, non paghiamo le tasse. Ci sposiamo per pagare il mutuo e poi torniamo a casa dai genitori. I più fortunati se ne sono andati all'estero (pare che li chiamino CERVELLI IN FUGA, mah!) e hanno trovato chi li prendeva sul serio. Altri si sono messi a leccare in culo senza ritegno. Ci sono i figli di papà che ti spiegano cosa devi mangiare, come devi vestirti, cosa vedere in tv, come somigliare a loro.

Quando incontri i 70enni ti dicono che vorrebbero avere la tua età; i 60 ti riempiono di c onsigli (o ti mettono le mani sulle tette!), i 50enni sono presi dalla carriera e dai figli e li trovi nei parchi a leggere il quotidiano mentre sti mostri danno fuoco al barbone, i 40enni sono una razza che non ha nulla da dire (sono quelli che negli anni 80 erano adolescenti...ora occupano posti di prestigio, non sanno usare il pc, usano internet per chattare su facebook e seminano la società di figli che non vogliono e matrimoni falliti).

Trentenni dove siete? Uscite dagli uffici, smettetela di fare gli stagisti e i precari. Occupiamo gli spazi che ci spettano, ci rendiamo conto che non esistiamo? Ci chiedono esperienza, se, vabbe, ma dove dovremmo farla? E se hai un cervello attivo, lo sedano.

Basta. Quasi Qausi "Io Mi Iscrivo Ai Terroristi"!