martedì 9 dicembre 2008

Oh Bej Oh Bej! Dai mamma me li compri gli omini blu?


Non dire sciocchezze AMBROGIO, quelli sono veri e pure incazzati. Prima dobbiamo chiedere a papà poi mandiamo l'indiano a caricarli, ma adesso mangia la frittella o ti do agli abusivi neri!

Se non vedi non credi! Ore 21 di venerdì 5 dicembre. Passeggi lungo il viale alberato davanti alla Triennale ed improvvisamente ti sembra di essere sulla Principal de Las Mercedes a Caracas. Da un lato all'altro della strada ci sono decine tra carabinieri, vigili, finanzieri ed addirittura militari. Ma non eri a Milano? Si, proprio Milano, la città più "emancipata", più "europea" e figa d'Italia. Cosa sarà mai successo?! Un attacco terroristico alla stazione Cadorna? Ti fai avanti con titubanza, perché diamocelo pure: quando incontri molti omini blu scatta il timore di essere fermati anche se non c'hai nulla addosso (come quando vedi un cane polizziotto).
Più avanti, sotto ad un paio di lampioni sono parcheggiate 5 camionette blindate, 6 gazzelle, un autobus della polizia... Ti Tu cammini al centro della strada attraversando i gruppetti armati fino ai denti che ti guardano incazzati.

I marciapiedi sono vuoti, l'asfalto bagnato da un'insidiosa pioggerellina. Fa piuttosto freddo e l'umidità ti sta scavando nelle ossa. Provi a capire cosa stia accadendo quando da un cespuglietto saltano fuori un paio di pancabestia-fricchettoni incappucciati. Sembrava di essere a Genova durante il G8 e come se non bastasse nel mezzo di un prossimo scontro tra bande!

Cerchiamo riparo voltando l'angolo e ci avviamo tra le bancarelle dell'Oh Bej Oh Bej già chiuse (ma non sono solo le 21?. La frittella ce la possiamo scordare (Milano la città da bere, mica da mangiare!). Miei prodi ritiriamo al McDonald.
In piazza Castello ci rapiscono le migliaia di lampadine che sbirluccicano dalla torre. Ci fermiamo ad ammirare lo spettacolo di musica e luci in compagnia di un nutrito gruppo di giovanissimi militari. A questi chiediamo cosa diavolo stesse accadendo.

"Controlliamo la fiera degli Oh Bej Oh Bej" - ci risponde uno pieno di brufoli.

In che senso scusa? "Nel senso che impediamo agli abusivi di occupare gli spazi!"

Tutto l'esercito, Rambo e la CIA per impedire alle bancarelle di vendere le loro cagatine natalizie? No, non ci voglio credere.

Che Milano sia una nuova Gomorra?! a sentire i politici locali pare proprio che la città meneghina disponga di forze armate tutte loro "Dietro gli abusivi c'è la criminalità organizzata. Milano ha l'esercito, usiamolo» ha detto il Pesidente della Provincia, Filippo Penati.
CHE ESAGERATO!!!

Poveri poveri contribuenti... Vedessero come vengono spesi i loro soldi: motori accesi per riscaldare i piedi freddi dei vigili che stanno a controllare la Fiera più importante del mondo. Oh mica si scherza, gli Oh Bej Oh Bej? Roba che se un anno mancassero i milanesi si suiciderebbero, credetemi!

Sant'Ambrogio facci la grazia!

giovedì 4 dicembre 2008

Pacchi, contropacchi e contropaccotti... Natalizi


Feste finite. Forse è meglio così. Le vacanze natalizie fanno male alla salute, del corpo e dell'anima; ci si riempie la vita di cibo e parenti! Sono i giorni della nevrosi collettiva, dell'ansia del rientro e i regali riusciti male. 
Devi stare con i tuoi parenti a pranzo e a cena. Anche chi è lontano torna, e tornano le tensioni mai risolte. Quei rancori vecchi come l'anno che sta per passare. Tutto ci infastidisce, tutto è eccessivo: i baci e gli abbracci, gli auguri (per cosa poi?), il freddo o il caldo, il cibo, il divertimento, lo spumante... 
Finalmente si torna alla normalità, ognuno per la sua strada. Abbiamo litigato abbastanza durante la cena della vigilia di Natale? No! E a quella di Capodanno? Nemmeno! Ebbene, prepariamoci a Pasqua. Eheheh
Scavo tra i ricordi dei Natali che furono e trovo cose belle, altre meno. 
Un anno fa, lavoravo per un'agenzia di stampa. Mi sono sempre chiesta come mai pur presentandomi come giornalista il direttore mi avesse affidato il marketing. Chissà cosa gli frullava nel cervello, fatto sta che accettai di buon grado visto che avevo bisogno di lavorare.


Personaggio davvero insolito, il direttore. Pieno di tic nervosi e tanta forfora in testa. Aveva la faccia di quello che a scuola le prendeva da tutti, quello che si sottomette agli spavaldi, che passa i compiti di matematica e sogna di uccidere tutti, un giorno o l'altro. Pur essendo un giornalista mediocre, era stato baciato dalla fortuna e grazie ad un bel pò di soldi (è proprio il caso di dire piovuti dal cielo) era riuscito a metter su un'agenzia di stampa.
La sua avidità non aveva limiti. Se avesse potuto risparmiare anche l'aria, beh di sicuro lo avrebbe fatto. Passava le giornate in redazione consumando le suole delle scarpe sulla moquette dell'ufficio. Vederlo arrivare in stanza era di una tristezza... La parlantina veloce e le domande invadenti me lo rendevano particolarmente antipatico.

L'agenzia comunque andava piuttosto bene. Nonostante gli sforzi non riuscivo a conquistare i clienti, ma non mi licenziavano piuttosto preferivano lasciarmi in uno stato di totale abbandono: come se non esistessi, come se fossi trasparente. La redazione mi ignorava e il direttore non chiedeva più di me. L'unica amica che avevo era la segretaria, una ragazza bella e dolce che sopportava le mie crisi esistenziali.

Alcune settimane prima del Natale iniziò l'accumulo dei pacchi regalo. Per chi non lo sapesse in quei giorni migliaia di fattorini e pony express schizzano da una parte all'altra della città trasportando decine e decine di pacchi che aziende, enti, privati ecc ecc si scambiano come "pensieri" gentili tra loro. In realtà sono marchette eclatanti, leccate di popi mostruose. Chi le invia fa il figo, chi le riceve non aspetta altro. La redazione dell'agenzia non faceva eccezione.
Salami e olio dalla Regione, caciotte e lenticchie dalla Provincia, dal Comune lo zampone e dalla Camera di Commercio frutta esotica. Eppoi fiumi e fiumi di vino dalla compagnia di energia, dal giornale di destra e quello di sinistra (perché le agenzie sono per la marchetta-parcondicio); e ancora agende, calendari, biscottini, lampade, orologi, dvd, libri di cucina, quadri. Il direttore e i giornalisti si fiondavano al citofono ad ogni GNEEEEEEEE. Firmavano con nochalange e poi, chiusa la porta, si buttavano avidamente sui pacchi.

Taccagni! Che lusso! Anvedi! Che schifo! Che pezzenti! Che buono! Cosa ci faccio? Un altro? Non sempre il dono eli faceva felici. Il direttore, essere spregevole, era il più avido di tutti. Si era portato in ufficio il suo cesto gonfio di leccornie. Imrovvisamente io e la segretaria lo vediamo tornare con un sorriso beffardo e con la generosità di un usuario ci allunga due buste di biscottini. Il mio per lo meno era chiuso, quello della segretaria era, invece, aperto. Eh si, il cafone aveva assaggiato i bocconcini, e visto che non erano di suo gradimento glieli aveva "regalati".
Un giorno che tutti erano a pausa pranzo, la vendetta citofonò e aveva la voce di un fattorino. Una cassa piena di champagne! Io e la segretaria ci guardammo negli occhi. Pochi istanti dopo le bottiglie erano sparite. Fu un Natale con tante, tante bollicine quello lì... Hip, hip, hip

mercoledì 3 dicembre 2008

Ma quant'è grosso sto ICEBERG?

Strana giornata oggi.
Il capo BASTARDO (da oggi lo chiamerò per comodità BOSS, gli dona) ha voluto intimidirmi. Lo so che sembrano le paranoie di una con le manie di persecuzione, ma è così. Ero tranquilla nella mia postazione cercando di trovare delle cartoline natalizie per le prossime feste, quando ho udito delle urla giungere dal suo ufficio. Non è che sia una novità, tutt'altro. Lui se la prende con chiunque gli capiti a tiro, anzi no. Più precisamente se la prende con gli assenti, è molto più elegante, nevvero?
Ora, c'è da dire che la sottoscritta si fa poco i fatti suoi, soprattutto quando le situazioni sono poco chiare ed è alta la probabilità di essere fregati. Così ho provato a capire se veniva fatto il mio nome o meno. No, io stavolta non c'entravo.... FIUuuuuuuu!
Dopo qualche minuto il BOSS e i suoi scagnozzi si sono spostati nella stanza dov'ero io. Mi sentivo circondata e non nascondo che ho temuto mi mettessero a giro, invece hanno continuato a sparare a zero su un mio amico, che più che mio amico è il mio nuovo compagno. Ma questo lo sappiamo noi due e basta (naturalmente lo hanno capito pure le scrivanie, ma noi neghiamo spudoratamente).
"Pirla, incapace, stronzo" e qui mi fermo. Sono andati avanti per un pò a parlare di lui, quando il BOSS sedendosi di fornte a me ha iniziato a dire "Io sono buono - non immaginate quanto!!! - ma se mi fanno girare le scatole so far molto male. Qui le persone devono stare MOOOOOLTO attente a quel che fanno. Non sanno io chi sono e cosa e chi ho alle mie spalle".
Io non alzavo la testa, e fingevo di cercare cose interessantissime nella borsa o su Google. So che non era un caso che fossero venuti a parlare nel mio ufficio...
Il BOSS è un uomo loschissimo. I soldi che entrano nelle tasche dei dipendenti (quando entrano) non si capisce dove li prenda. Leggende ruotano intorno alla sua figura: c'è chi dice sia milionario e giochi a fare l'imprenditore per pedere un pò di tempo. Chi dice che i soldi sono nascosti in Svizzera e tpornerà a prenderseli molto presto. Io so solo che è un essere orribile, che frega il prossimo senza ritegno, che in quei corridi in fila per un colloquio ho incrociato occhi disperati e senza anima... Eh si, perché l'anima l'ha comprata lui, con quei soldi sporchi.
Io lo so che devo saltar fuori dal Titanic, ma non ho ancora capito quant'è grande sto ICEBERG.... Forse la curiosità mi ucciderà, se sopravviverò all'impatto finirò con il sedere nell'acqua ghiacciata e mi si congeleranno le morroidi!
Ma questo più che un lavoro si sta trasformando in una Spy Story, se non mi pagano che per lo meno mi facciano divertire no?

giovedì 27 novembre 2008

Iceberg avvistato. Virare, virare, virareeeeee!


Parte seconda
Non mi hanno licenziato (e nemmeno pagato!).
Troppo facile, no? Quante persone conoscete che abbiano il coraggio, il buonsenso, la maturità di assumersi le proprie responsabilità? Nemmeno il mio datore di lavoro (vedi editore) pur essendo un mostro, un imbroglione, un avanzo di galera quelle paroline "Sei fuori" non le pronuncia.

No! Lui appartiene alla schiera di bastardi che ha letto uno o due manuali di Re, di quelli che sanno motivarti, che ti svelano le paure della mente. Lui è di quelli che conosce la psicologia sociale e la usa per fregare il prossimo. Ma attenzione, qui non parliamo di semplice tecnica, è arte signori!

In parole povere lui (il BASTARDO) individua il soggetto (lo chiameremo FESSO per essere più chiari). Il FESSO è un buono per natura, uno che ha dei valori, degli ideali. Uno che non calpesterebbe nessuno per avidità. Uno che si auto-esclude dal gioco del potere perché non sa o non vuole vendere l'anima al diavolo, perché non si sente all'altezza, forse ha paura di farlo da solo o crede di aver già bruciato la sua occasione e si sente un perdente. Ma queste motivazioni non lo pacificano, si perché il FESSO sa di avere delle potenzialità, vuole che la vita gli dia una change, magari un'altra. La sua è un auto esclusione dolorosa, perché i sogni, i suoi sogni non muoiono. Dentro ha tutto un mondo di fantasticherie che vorrebbe realizzare. E più cresce la sua impotenza maggiore sono le aspettative di vita.

Cmq, il BASTARDO lo riconosce, è sa che lo farà suo.

Fase I
Gli si presenta come un uomo forte e carismatico, uno che ne sa di cose e ne ha fatte. Uno che ha 1000 idee geniali ma non trova mai nessuno all'altezza di comprenderle. Il BASTARDO è simpatico, fa la voce grossa con gli altri per dimostrare il suo potere. Ma con il FESSO è quasi complice: loabbraccia, ammicca e gli da pacche sulle spalle; lo riempie di complimenti gratuiti e lo coinvolge in battutine da camerata. Dice di avere un passato pieno di successi, che ha attraversato un periodo non proprio felice (sempre a causa della malattia di un caro) , ma ha l'esperienza e la voglia di riprendersi tutto. E lo farà grazie ai suoi amici POTENTI. Ha una macchina costosa, il BASTARDO, veste con capi di boutique ed ha sempre più di un cellulare.

In questa prima fase il BASTARDO lavora sull'idea che il FESSO deve avere di lui. Questa è la prima impressione che deve fissare nel cervello il FESSO. Poco importano le sensazioni sgradevoli che il FESSO prova solo a guardarlo. Il BASTARDO lo sa che il FESSO è un buono, che lotterà contro i pregiudizi.

Fase II
Il BASTARDO inizia a curiosare nei sogni del FESSO. Ad adularlo. Come mai una persona così.... non ha ciò che desidera? EHEHEH. E qui ha inizio la costruzione dei castelli in aria: tu poi perché io ti darò; i omi fido di te, ho stima di te, ti darò tutto ciò che vuoi. In quel momento il FESSO sta pensando: "Chi IO?" Ma poi rimuove a poco a poco l'insicurezza, in fondo se c'è qualcuno che ha deciso di dargli quell'opportunità che ha smpre aspettato perché dargli da credere il cotrario?!

Così, tempo mezz'ora il pasticcio è fatto. Il FESSO si è gonfiato come un pesce palla, e il BASTARDO ha arruolato una nuova vittima.

So quanto è duro uscirne, perché solo una dose di amor proprio può davvero aiutarti. Smettere di farti divorare le forze e la vita da un BASTARDO vuol dire imparare ad amarsi, a credere in se stessi e capire che si è stati vittime solo perché non abbiamo creduto di potercela fare da soli.

Come si comporta il BASTARDO una volta che il FESSO è cascato nella rete? Lo scoprirete solo nella prossima puntata de "I TitanicI".

lunedì 24 novembre 2008

Principessa per un giorno


C'era una volta un tizio cresciuto nel lusso come un principe, il cui nonno era stato re e i genitori i signori della bottiglia. Io dovevo intervistrarlo: un duro lavoro ma qualcuno doveva pur farlo.
Prima di entrare nella camera (forse la stanza delle cerimonie, chissà) ho dato un'occhiata alla sua regalissima biografia. Imbarazzante. Si direbbe che tutto ciò che tocchi diventa sterco,
ma resta il fatto che è l'erede del regno dei puffi e bisogna portargli rispetto (lo dice il mio editore).
Avrei avuto davanti un principe in carne ed ossa, la mia occasione per vendermi al partito più partito che ci sia, io principessa delle principesse. Dovevo solo crederci, trovare gli argomenti giusti per sembrare abbastanza stupida e disponibile, ma soprattutto farlo sentire figo ed intelligente. Poi sarebbe stato mio!
Invece, non facevo altro che pensare a domande tipo:
1. Principe, ma principe de che?
2. Quanti soldi s'era imboscato suo nonno?
3. In casa veste in calzamaglia?
4. Dopo aver sposato la principessa e la favola finisce, lei va a prostitute? Con suo padre?
5. La cavalla, meglio bionda o mora?
6. Ha mai conosciuto Biancaneve? I sette nani, prima o dopo?
7. Quando si guarda allo specchio, cosa le dice?
8. Biondo naturale o tinto per motivi di copione?
9. Si commuove quando guarda Miss Italia?
10. Ha mai pensato di partecipare al concorso Mr Italia per provare l'ebrezza dell'incoronazione?
11. Quando incontra i reali veri, loro ridono?
12. E' vero che ha perso la poltrona in Parlamento, ma le hanno offerto il trono da Maria De Filippi?

13. E' vero che ha preteso pernottamento e pasti caldi ad un hotel che porta il nome di suo nonno?

Su dai, mi dico. Siamo qui per una cosa seria (?!). Allora metti da parte le domande intelligenti. E' divetato pure uno stilista adesso, mi sembra giusto trattarlo bene. Ha firmato una linea d'abbigliamento rispettabile, stile sobrio, buon cotone e colori discreti.
Si, vabbene, c'è quello stemma del casato che è un cazzotto negli occhi, ma.. Dai, per lui ha un valore affettivo, era del nonno, e prima ancora del bisnonno, e ancora del bis bis nonno, e del... ok ci siamo capiti. E' la sua copertina di Linus, senza lo stemma non dorme la notte, trema tutto, ha paura dei fantasmi.
Si muoveva nella sala come il principe del Lago dei Cigni, per intenderci: avanti e indietro, braccia tese e sorriso ebete. Dopo le domande di rito (come nasce l'idea, la collezione a cosa è ispirata, ecc ecc) mi son detta: adesso gli chiedo quello che gli italiani vorrebbero sapere.
"E' vero che la sua famiglia ha chiesto allo Stato italiano 250 milioni di euro per...." - lui ha arricciato il naso
, fossimo stati nel medioevo avrebbe già chiamato le guardie ed ordinato loro di farmi bruciare a testa in giù. Ma forse anche i reali hanno un Santo in paradiso e il suo telefono ha iniziato a squillare. "Scusa - mi dice - devo rispondere assolutamente". Ed è sgattaiolato via. Quando è tornato l'ho capito subito che non mi voleva più bene, glielo leggevo negli occhi...dove a caratteri cubitali c'era scritto : mi stavi pure simpatica, magari una botta te l'avrei pure data, ma dopo quella domanda... SPACE!
L'intervista è finita così, non mi ha nemmeno chiesto se gradivo un biscottino... un cordiale.... nulla.
Allora che ho capito che la mia occasione di diventare una principessa era persa, per sempre.


Torno al mio stagno... cra cra cra.


martedì 18 novembre 2008

Aspettando l'iceberg

Parte prima
Domani mi licenziano. Lo so perche' l'uccellino me l'ha detto.
Non e' che mi dispiaccia poi tanto. Prima o poi l'avrei fatto io, ma con i tempi che corrono avrei preferito aspettare almeno dopo Natale. E invece...
Lascio la redazione, il mago e i truffaldini. Che luogo di matti. Il posto l'avevo trovato per culo (perdonatemi il francesismo). Un'amica stava scappando via e mi ha chiesto se avevo voglia di finire in un manicomio; visto che io ne ho frequentati diversi da quando ho deciso di trovare lavoro, ho detto PERCHE' NO. Dopo 2 giorni ero entrata a far parte della famiglia.
L'EDITORE. Un mostro. Panzuto e sdentato. Scatarrava ogni 5 minuti, tra una sigaretta e l'altra, e ad ogni colpo di tosse temevo mi collassasse davanti. Maro'! Quando parlava si mozzicava la lingua e sputacchiava sulla scrivania piena di cartacce. Provetteva grandi cose:era l'uomo della mia vita. Grazie a lui avrei conquistato la grande citta', viaggiato con i pezzi grossi in missione all'estero, scritto pagine e pagine di giornalismo, vestito Armani e cenato nei migliori ristoranti. Avremmo creato un bran bel gruppo di lavoro. Si noi, noi tutti.
L'UFFICIO. Pero', era bello: i mobili nuovi, due stampanti per stanza e con l'inchiosto a colori! E poi carta, tanta carta... fogli e fogli di carta. In un mobile la cancelleria: penne, matite, correttore, spillatrici, evidenziatori. Nella sala riunioni le tv al plasma sintonizzate sui tg nazionali. Due le macchine del caffe'... e le cialde non mancavano mai, sia per quello decaffeinato che per le tisane. I Pc nuovi con lo schermo piatto e nell'area grafici c'erano addirittura i Mac. Ero sul Titanic era evidente: l'esperienza (e le fregature) mi insegna che se un imprenditore spende tanti soldi o li ruba o non ti pagera' lo stipendio a fine mese. Che tristezza!

venerdì 14 novembre 2008

Un amore


In un istante il preludio dell’eternità. Quei lunghissimi minuti in cui dai sfogo alla rabbia, all’incapacità di cambiare le cose. Quando il tuo orgoglio si rialza e traballante ti implora di ascoltarlo. Sono quegli attimi in cui pensi che non valga la pena continuare, e aspetti che lui ti guardi con amore e ti abbracci, e ti dica: non ti preoccupare, amore, io sono qui con te e ci resterò perché tu sei importante per me. Ma la verità é che non accade mai. Lui va via e tu rimani con le tue deboli certezze, con quel senso di inutile forza e potenza che ti fa sentire padrona del destino. Una menzogna. Ma questo lo capisci solo dopo, quando lui ha girato le spalle ed è andato via come gli hai chiesto.

Gli attimi che seguono la pietosa sceneggiata sono l’abisso piu profondo. Resti immobile ad aspettare che lui ci ripensi, che torni indietro. I minuti passano e la strada è vuota, tu sola. Ti assale la paura di aver sbagliato, di aver esagerato. Eppure fino a qualche istante prima credevi di aver dalla tua tutte le ragioni del mondo. Le gambe fremono, la disperazione le senti salire. Afferri la giacca e le chiavi, stai per corrergli dietro ed abbracciarlo, ma poi capisci che dovrai rimangiarti tutto, rinunciare a quella ragione che ti ha aperto gli occhi ed ogni giorno uccide i sentimenti per lui. Allora ti fermi, torni indietro, ma continui ad aspettarlo.

Forse ho detto qualche parola di troppo, non dovevo. Mentre speri di sentire i passi sulle scale che annunciano un ritorno, ti vengono alla mente tutti i momenti felici, le volte che ti ha sopportato, aiutato, amato incondizionatamente. Devo scusarmi, devo riprendermelo ma il tram sara’ gia’ passato e lui tornando a casa sua. Senza essersi mai voltato indietro.

Ora ci sei tu e la tua scelta di camminare da sola. Lo so, hai paura. E’ stato sempre cosi, non è vero? Anche quando fai la voce grossa e dici di non aver bisogno di nessuno. In realtà hai paura della solitudine. Allora perché sei sempre corsa via da chi ti ha amato? Davvero credi che sia forte chi fugge? Eppure lo sai che puoi andare lontano, cambiare citta’, perfino continente, ma da te stesso non puoi scappare Mai.

Chi sei lo sai bene e te lo porti dentro, poi col tempo quelle certezze che ti sei construito diventano un’arma per rifiutare ciò che non ti piace.

Accendi lo stereo ed ascolti la canzone più triste del mondo. Scrivi le tue emozioni su una pagina di Word che finirà nella cartella dove ammucchi i pensieri…

Intanto provi ad immaginare lui dove sarà e a cosa starà pensando. Lui che non riusciva a farti felice. Lui che non ti regalava più sorrisi e speranze. Lui che ha girato le spalle e se n’è andato via col suo orgoglio e le sue ragioni. Lui che non è tornato.

Forse èmeglio cosi, pensi, ed intanto ti chiedi se chiamerà. Ma tu cosa gli dirai? Che non hai voglia di continuare questa storia? Che non credi più al sogno di una vita insieme? Che senti di aver fallito, di non aver molte possibilità e lui non è in grado di offrirtene?

Chissà, magari l’essere rimasta su quella porta, non essere corsa tra le sue braccia è stata la scelta migliore, quello che volevi. Asciughi le lacrime e ti prepari a vivere una nuova vita. La notte sarà malinconica, domani faticherai a non prendere quel telefono e chiamarlo, forse non ce la farai.

Ora guardati allo specchio e regalati un sorriso. Poi prendi il telefono e lo chiami. Ha voglia di stare un pò solo, vuole starsene zitto e dormire.. Eppoi non ha voglia di fare su e giù. Tu offesa gli dici che sei d’accordo, ma fai un ghigno rabioso. E' arrivato quasi a casa, oggi non torneraà da te, magari domani avrete le idee piu chiare, chissà. Chiudi la telefonata e pensi, ma chi me l’ha fatto fare, un uomo che rimanda a domani non merita il mio amore oggi… Ma almeno stasera si dorme tranquille!

Ci sentiamo dopo, aveva detto. E’ mezzanotte e il telefono non squilla. Tu ti chiedi come faccia a riposare tranquillo in mezzo alla tempesta. Forse è solo un carattere diverso dal tuo, più sereno. Beato lui. Tu nel frattempo pensi "Ma si, tanto domani è un altro giorno"... Eheh.

giovedì 13 novembre 2008

TRENTATRETRENTINI


Ho trent'anni. Cacchio! La crisi credo di averla superata da qualche mese. Si, la crisi dei 30, quando improvvisamente di guardi allo specchio e vedi le "zampe di gallina" tutte intorno ai tuoi occhioni increduli. Attorno alla bocca? Due rughette da nonna papera. 
URGHHHhhhh. 
Cosa ti e' successo? Beh, semplicemente mentre eri attenta ad evitare che il sedere ti cadesse sui talloni, hai dimenticato che il tuo biglietto da visita lo avevi davanti! 
Forse ti sei dimenticata di metter su quelle creme che vedevi in tv, che fanno giovane pure la Loren? 
O forse hai riso ed ammiccato troppo! Chissa' quella stronza della tua nemica quante volte avra' pensato "Pero' sta proprio crollando, eheh".
Ti vedi una mummia! Hai 30 anni, lotti contro la cellulite, i consigli non richiesti di tua madre e le battute idiote dei 60enni... e nemmeno un fidanzato che ti abbia chiesto di sposarlo (a parte il venezuelano che poi, pero', e' sparito). Possibile che non basti?! 
Ti trascini al supermarket e ti piazzi davanti allo scaffale delle creme. Quale scegliere? Non lo sai, non l'hai mai saputo. Tu quella roba pensavi di doverla comprare a 50 anni, quando le tue figlie ti avrebbero detto: "Dai mamma, mettiti un po' di crema!"
No, sicuramente non funzionano, ci vuole qualcosa di miracoloso, qualcosa di serio. E pensi alla farmacia. Il tizio e' li, col suo camice bianco che ti guarda. Tu non sai cosa chiedergli, e' pure carino maledizione. La situazione e' imbarazzante, proprio come quando devi chiedere il Gutalax: sai che pronuncerai quel nome e lui visualizzera' immediatamente te con i crampi sulla tazza del cesso! Io gli avrei chiesto una creama Anti-Rughe e lui mi avrebbe guardato in viso chiedendosi "Chissa' quanti anni ha? Poraccia!'. 
Eh si, 30 anni sono belli tondi no? Inaugurano il decennio della staffa, quello che ti condurra' agli ANTA del non ritorno. Tu non sei piu' una ragazzina e lo specchio non lo nasconde piu'.